Ebbene sì, diversi farmaci possono determinare una caduta dei capelli, amplificare il problema già esistente o provocare addirittura una calvizie permanente. Tralasciando le preparazioni medicinali (chemioterapia) e le tecniche (come la terapia radiante) utilizzate in campo oncologico, tra i farmaci che possono provocare o accelerare la caduta dei capelli troviamo:
- L’isotreonina ed altri farmaci derivanti dalla vitamina A (utilizzati soprattutto nel trattamento dell’acne);
- Il warfarin;
- Clofibrato e gemfibrozil (utili per abbassare colesterolo e trigliceridi);
- Vari antidepressivi;
- Le amfetamine (talvolta utilizzate inconsciamente per favorire la perdita di peso);
- Alcuni antifungini;
- Gli antipertensivi beta-bloccanti come il timololo, l’atenololo, il metoprololo, il nadololo ed il propanolo;
- L’allopurinolo(utilizzato nel trattamento della gotta);
- Gli steroidi anabolizzanti e le terapie ormonali di vario tipo (prednisone, testosterone ed altri ormoni androgeni, TOS e pillole anticoncezionali;
- Farmaci per l’artrite reumatoide e FANS come naproxene, indometacina e metotrexato;
- Medicinali per la cura delle disfunzioni tiroidee;
- Farmaci per il trattamento del Morbo di Parkinson;
- Farmaci antiulcera.
Quando preoccuparsi?
Non tutti i soggetti che assumono i suddetti farmaci possono andare incontro alla caduta dei capelli, poiché questo fenomeno dipende da una grande varietà di fattori, fra cui la sensibilità individuale al farmaco impiegato.
Generalmente, nell’arco di una giornata si perdono dai 40 ai 120 capelli; questo è considerato un fenomeno assolutamente normale che fa parte del normale ciclo vitale del capello.
Al contrario, nel momento in cui si assiste ad una perdita di capelli molto intensa e marcata, è il caso di preoccuparsi e di richiedere subito un consulto ad uno specialista.